La decorazione ad affresco della semicalotta absidale è stata per lungo tempo celata da due strati sovrapposti di pittura, eliminati durante i restauri condotti tra i mesi di giugno e dicembre del 1999. Alcune delle figure che compongono il ciclo risultavano già parzialmente visibili in precedenza, la percolazione di acqua piovana dal tetto aveva infatti sfarinato la pittura, ma soltanto da dopo il restauro è possibile osservare gli affreschi nella loro completezza e apprezzare appieno la cromia della composizione. Il restauro ha reso completamente leggibile l’iscrizione vergata sul lato sinistro del semicatino, frammentariamente intuibile in precedenza, essa recita “Petrus Cortina, Manfredus de Cortinis de Fabricae civis Iporegies, Jacobus Cortina”; inoltre è stata scoperta l’esistenza di una seconda iscrizione, recante la data di esecuzione del ciclo vergata a destra: “An(n)o D(omi)ni MCCCCXXXII die [pr]imo octobris hoc opus fecit fieri alcune p(er)sone”. Nella volta è affrescato il Cristo Pantocratore in mandorla, attorniato dai simboli dei quattro Evangelisti (Tetramorfo). Il bue, l’aquila, l’angelo e il leone sorreggono sinuosi cartigli, sui quali sono vergati in eleganti lettere gotiche incipit dei Vangeli. Al di sotto vi è la teoria degli Apostoli, partendo da sinistra verso destra si possono osservare i SS. Tommaso, Simone, Mattia, Filippo, Giacomo Minore, Andrea, Matteo, Bartolomeo, Giovanni Evangelista, Pietro, Giacomo Maggiore. La figura di Giuda Matteo è andata completamente perduta, essa doveva essere collocata all’estrema sinistra, prima di San Tommaso; San Giovanni è limitato al solo mezzobusto, essendo stato sacrificato dall’apertura della porta che immette nella sacrestia, anche Giacomo Maggiore è parzialmente occultato dal pilastro che sostiene l’arco trionfale. Si conoscono i nomi dei tre esponenti della nobile famiglia locale dei Cortina di Favria, lo stemma del casato, un leone rampante giallo oro, campeggia tra i SS. Simone e Mattia, che commissionarono al Maestro di Domenico della marca d’Ancona l’esecuzione del ciclo, verosimilmente ultimato all’inizio di ottobre dell’anno 1432. Questa data permette di ricostruire in modo più corretto la cronologia delle esecuzioni del frescante noto con il nome convenzionale di Maestro di Domenico della Marca d’Ancona, attivo anche nella vicina Rivarolo Canavese (chiostro di San Francesco), a Scarmagno (cappella di Sant’Eusebio al Masero), a Netro (Santa Maria Assunta), a Burolo (Cappella della Maddalena), a San Carlo Canavese (Santa Maria di Spinerano).
Sara Favaro
Lo spazio è campeggiato dalla figura del Cristo benedicente,ossia Pantocrator dal significato letterale "tutto dominante", cosa che ci viene confermata dal globo che Egli sostiene con la mano sinistra. Sul globo vi è infatti una croce ovvero il dominio della spiritualità sul mondo materiale, il suo controllo affinché avvenga il trionfo dell'anima nel suo tempio corporale. Nel cosmo absidale c'e un cielo stellato e come in ogni sistema celeste, esiste un sole centrale focalizzato nel punto ipotalamico del Cristo, punto in cui il compasso di Dio ha posto il suo centro totale ed al quale si estende l'universo conosciuto. Essendo il voltino un quarto di sfera, da questo punto ideale si sviluppano, in cerchi concentrici, le energie e i valori simbolici di base dell'universo agiografico sino alla cintura absidale in cui il corteo degli apostoli formano il basamento idealizzato della volta celeste. Idealmente il centro si sposta ancora più in basso in una possibile cripta o zona oscura in cui non solo riposa il corpo di un santo martire, ma dove le buie potenze apocalittiche sono controllate e canalizzate verso il punto più alto, al di sopra della volta stessa ove, ancor oggi, le antiche mura romaniche non visibili esternamente, formano il coronamento sacro i cui archetti pensili non sono altro che gli archi di sostegno della Nuova Gerusalemme. Il volto cristico ci appare formato secondo la tradizione grafico-simbolica dei tre cerchi secondo il canone dei monaci del Monte Athos. Tale sistema, tramandato [...] L'intera figura cristica è conchiusa in una mandorla, una "vescica piscis", che è al contempo simbolica e stratagemma grafico. [...] In questa cosmica dilatazione simbolica aleggiano come portatori di verità gli attributi dei quattro Evangelisti:l'Aquila (San Giovanni) e il Bue (San Luca) sulla destra di Cristo, l'Angelo (San Matteo) e il Leone (San Marco) alla sua sinistra, in base al canone dettato dalla visione di Ezechiele che li vede nell'atto di sorreggere "... una volta splendente come cristallo, tesa al di sopra delle loro teste...". E' una campana celeste che si regge sulle quattro costellazioni corrispondenti nella banda zodiacale: il toro, il leone, l'uomo e l'aquila che i vecchi testi menzionano vicino al meno citato scorpione e che disposti in un ordine ad X formano con l'immagine del Cristo, centrato in un asse verticale il Crismom, il monogramma di Cristo che diviene Cosmocratore e Cronocratore, ossia, Maestro indiscusso dell'universo e dei suoi ritmi ordinati nei quattro angoli spaziali.