Comitato San Grato |
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La storia della chiesaLa chiesa di San Pietro in Vincoli è l'attuale Chiesa del Cimitero di Favria e sorge a poca distanza dal centro storico del comune canavesano e dalla strada che conduce a Oglianico.
Nel Medioevo ha rivestito la funzione di parrocchiale della "Villa", ossia della parte del paese ubicata extra muros, in direzione est, e separata dalle case del borgo dalla centrale via San Pietro. Si presume che essa vada identificata con la chiesa di San Pietro "de Peza", appartenente alla diocesi di Ivrea e visitata nell'agosto del 1329 da Monsignor Palaino Avogadro di Casanova. Dalla relazione della visita pastorale si apprende che la cappella, generalmente in buone condizioni seppur carente negli arredi ecclesiastici, era retta dal presbitero Antonio che divideva le entrate, senza saper precisare l'ammontare delle singole quote, con Cortino "de Fabrica"; il valore della cappella era decisamente modesto, all'incirca di sole sette lire imperiali. Nel manoscritto originale è stato aggiunto posteriormente il toponimo "Fabrica", probabilmente per una migliore comprensione dell'ubicazione della località, la cui denominazione originaria doveva essere caduta in disuso abbastanza presto. Nel libro delle decime della diocesi di Ivrea per gli anni 1368-1370 la chiesa di San Pietro "de Fabrica" risulta fare parte della pievania di Rivarolo e datrice di soldi VI e denari VIII. L'effettiva appartenenza di Favria, o più correttamente di una parte di essa, ad Ivrea è stata accolta con riserve, come dimostra quanto scritto da Savio in relazione ai confini tra le diocesi torinese ed eporediense. In tempi più recenti Casiraghi ha rammentato la presenza di un atto di collazione della chiesa di San Michele di Favria datato 11 marzo 1341, in cui viene nominato, ed è questa l'unica menzione nei protocolli d'archivio arcivescovile di Torino, San Pietro "de Peza" cioè una chiesa sottoposta alla giurisdizione eporediense. Occorre precisare quanti e quali fossero gli edifici sacri presenti nel territorio di Favria e da quali diocesi essi dipendessero, partendo obbligatoriamente dalla relazione della visita del 1329. Il presbyter Antonius menziona infatti cinque chiese oltre a quella posta sotto la sua cura e precisamente la cappella di Santa Maria, le prime tre appartenevano alla pieve di San Genesio di Corio Canavese e risultano pagare il cattedratico alla diocesi di Torino nell'anno 1386, dell'ultima invece non si conoscono altre notizie. Nel '300 il territorio di Favria era dunque sottoposto a due diocesi, quella di Torino deteneva il controllo su tre cappelle, quella di Ivrea su due, inoltre erano presenti due chiese intitolate allo stesso santo e poste l'una sotto l'episcopato torinese, San Pietro "de Loeza" e l'altra sotto quello eporediense San Pietro "de Peza", pur sussistendo una certa assonanza tra i due nomi la differenza ortografia, nei documenti in cui essi compaiono, escluderebbe che si possa trattare dello stesso edificio. La chiesa di San Pietro ricompare nella relazione della visita pastorale compiuta da Monsignor Asinari nel 1647 in cui viene definita cappellam San Petri ubicata in loci Fabricae, senza la denominazione "de Peza", in essa risiedeva un eremita e si rammenta che in passato aveva rivestito funzione di parrocchiale. Nel 1670 la località in cui sorge la Cappellam sive Ecclesiam S.ti Petri e denominata regione dicta S.ti Petri mentre nel 1699 viene visitato l'Eremitorium alias Parochialem antiquam sub titulo Sancti Petri; nel 1729 essa compare sub titulo SS. Petri e Paulj (il compilatore della visita potrebbe essere stato indotto in errore attribuendo alla cappella una doppia intitolazione, dal fatto che la nuova parrocchiale, consacrata al culto nel 1619, era stata dedicata ai SS Pietro e Paolo). Infine nel 1750 la cappella torna ad essere menzionata con un solo santo titolare: San Pietro, mentre l'indicazione dell'ubicazione è ancora in regione dicta S.ti Petri. La compresenza della due diocesi nel territorio favriese si protrasse fino al XIX secolo, infatti se già ai tempi della visita apostolica di Monsignor Peruzzi si avvertiva la necessità di unificare le due parrocchie esistenti nel borgo per alleviare i disagi dei parrocchiani, provocati dalle deplorevoli condizioni in cui versava la chiesa di San Pietro, soltanto nel 1817 Favria passò definitivamente sotto il controllo di Torino. In precedenza nel 1801 il vescovo di Ivrea, dopo aver soppresso la parrocchia di SS Pietro e Paolo, aveva ceduto i diritti di prevostura alla diocesi di Torino che li aveva a sua volta concessi a Don Cardino, parroco di San Michele. Nel 1805 ridisegnati nuovamente i confini delle diocesi Favria ritornò ancora ad Ivrea ma soltanto, come scritto in precedenza, fino al 1817. Sara Favaro |