Gli indizi maggiori circa l'ipotesi che la costruzione della navata centrale e del campanile sia avvenuta contestualmente, si possono raccogliere avventurandosi nel sottotetto, dove è chiara la discontinuità fra navata centrale e quelle minori. L'abside, che in passato non era inclusa nell'edificio, è stata fagocitata dalla costruzione della sagrestia (probabilmente nel tardo ottocento), con il deposito attiguo e, recentemente, della camera mortuaria, il tutto a partire dal piano di campagna. Nella sagrestia vi è una botola dalla quale per mezzo di una scala a pioli, si accede al sottotetto. Qui, secondo il racconto di alcuni abitanti di Favria, vi abitò tempo addietro, il becchino. Questo ambiente soprastante la sagrestia, era adibito a cucinotto, illuminato da due finestre, riscaldato da un camino di dimensioni modeste ed accessibile dall'esterno tramite una scala ed un balconcino in legno, dei quali ora non rimane più nulla, tolto il vano tamponato del muro. Il piccolo ambiente attiguo, soprastante il deposito, si trova ad un livello più basso rispetto al cucinotto, connesso a mezzo di tre alti gradini. Esso era utilizzato per dormire, illuminato da una piccola finestra, ora priva di serramento e, dalla parte opposta, delimitato dall'abside stessa.